Il Castello di Mongiorgio, situato lungo l’antica via della Piccola Cassia nell’Appennino bolognese, rappresenta uno dei rari esempi di complesso fortificato medievale giunto fino a noi quasi intatto. Attivo tra il X e il XVI secolo come centro culturale e civile, è gemellato con il Castello di Canossa e si distingue per il suo valore storico-architettonico.
Le origini del sito risalgono probabilmente all’epoca romana, come testimonia un cippo funerario datato I-II secolo d.C., rinvenuto nel XVII secolo. Il castello ospita la chiesa di San Sigismondo, citata per la prima volta nel 1155, con struttura a croce latina e decorazioni quattrocentesche e rinascimentali. All’interno erano presenti tre opere pittoriche di rilievo ora ricollocate fra la chiesa di Calderino e la Diocesi di Imola.
Una seconda chiesa, fuori dalle mura, dedicata a San Pietro, fungeva da parrocchia per il contado fino al 1412; oggi ne rimangono solo rovine immerse nella vegetazione.
Nel corso dei secoli, il castello passò tra varie famiglie nobiliari, tra cui i Casali, a cui fu concesso da Papa Leone X nel 1515. Tuttavia, nel 1532 Papa Clemente VII lo sottrasse a quest'ultimi, segnando l’inizio di un progressivo declino. Già nel 1782 Serafino Calindri ne denunciava lo stato di rovina. Un documento del 1911 ne riconosce per la prima volta l’interesse storico-artistico, ma fu la Seconda Guerra Mondiale a infliggere i danni più gravi: bombardamenti distrussero gran parte del complesso e danneggiarono seriamente la chiesa. Il 19 aprile 1945 Mongiorgio fu teatro di una dura battaglia tra truppe anglo-americane e tedesche, che usarono il castello come quartier generale data la sua posizione strategica. Negli anni successivi, malgrado alcuni tentativi di restauro, la mancanza di manutenzione portò al crollo della torre nord-est nel 1976 e a un progressivo abbandono. Solo nel 2014 il complesso fu formalmente tutelato dalla Soprintendenza per il suo valore testimoniale e architettonico.
Dal 2021, l’Associazione Culturale dei Castelli in Aria ha avviato un’imponente opera di recupero e valorizzazione, culminata con l’inaugurazione di ottobre 2024. Dopo quattro anni di intensi lavori, il castello è stato trasformato in un polo culturale e artistico, restituito alla comunità come simbolo di rinascita e memoria storica condivisa.
Il complesso monumentale, ad oggi, comprende torre e mura del X secolo, salone e dimora abitativa rinascimentale, ala trecentesca per l’ospitalità, canonica, torre campanaria, cimitero e la trecentesca chiesa di San Sigismondo, adibita a piccolo teatro per la produzione di eventi. L'associazione Castelli in Aria, realizza da anni eventi come banchetti a corte, spettacoli ambientati in epoca medioevo-rinascimentale, con intrattenimento e animazione di musica, teatro, danza e con coinvolgimento del pubblico in giochi, tornei e rievocazioni storiche, il tutto pertinente alla storia locale del territorio.


